Invasione islamica? I dati dicono altro

Le mappe presentate durante il World Economic Forum mostrano come i flussi di nuovi arrivi in Europa non sono l’Apocalisse raccontata dai media

 

Di Claudio Geymonat (Riforma)

Nel corso dell’annuale World Economic Forum di Davos, il super meeting che riunisce i leader economici e politici del pianeta per discutere delle sfide più urgenti da affrontare a livello globale, quest’anno si è ovviamente parlato molto di Europa e della gestione dei flussi di donne e uomini in fuga da guerre e carestie. Opportunità o invasione, accoglienza o muri, ogni nazione sta reagendo alla sfida con sensibilità assai differenti. Dappertutto un punto in comune: la narrazione dei grandi mezzi di comunicazione che contribuisce a costruire uno scenario drammatico, giocando spesso sulla cosiddetta pancia della gente.

A tal proposito illuminanti sono gli studi proposti durante gli incontri in Svizzera dal linguista e matematico ceco Jakub Marian, che sviluppandosi attraverso chiare mappe, contribuiscono a smontare il mito dell’invasione straniera, per lo più islamica, nel nostro continente.

E così scopriamo, ad esempio, che dal 2010 al 2015 (il periodo preso in considerazione dall’analisi, che coincide o dovrebbe coincidere con una vertiginosa impennata degli arrivi) la nazione da cui provengono più stranieri in Germania è la Polonia, in Gran Bretagna è l’India, in Italia è la Romania, mentre in Belgio siamo curiosamente (o forse non poi così troppo data l’emergenza dei “cervelli in fuga”) noi italiani la comunità che più è cresciuta nel quinquennio.

Ma c’è di più, ben di più.

Scopriamo che la popolazione di stranieri nel nostro paese negli ultimi 5 anni è scesa dello 0,1%. Proprio così. E’ cresciuta in maniera minimale in Francia (+ 0,5%) e in Germania (+ 0,4%, che diventano + 1,2% con il piano di accoglienza da 1 milione di profughi voluto dalla cancelliera Merkel). Percentuali maggiori si registrano in Gran Bretagna (+ 1,1%) e soprattutto in Svezia (+ 2,1%) e Norvegia (+3,6 %).

In queste ultime due nazioni del nord le presenze maggiori sono ancora una volta i polacchi (in Norvegia) e i finlandesi (in Svezia). Nessuna islamizzazione dell’Europa quindi.

L’ultima cartina riporta invece in ogni nazione quale popolazione è cresciuta di più: scopriamo così che in Italia sono sempre i rumeni a crescere più di tutti, in Germania i polacchi, in Irlanda gli inglesi, in Spagna i cubani e in Russia gli ucraini. Solo in Svezia è la Siria il paese che più di tutti ha contribuito alla crescita di stranieri nei confini. In Francia e in Portogallo sono rispettivamente gli algerini e gli angolini, retaggio di stagioni coloniali.

Di arabo, di islamico, quindi poco, molto poco.

Il resto sono chiacchiere da bar. O slogan demagocici.

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