Zona Disagio. In Algeria morto Bouregaa, simbolo e protagonista delle rivoluzioni del Paese

Ora Lakhdar Bouregaa potrà finalmente riposare. È morto il 4 novembre ad Algeri. Dopo una vita contro, sempre.

Nato nel 1933, nel 1956 si unisce al Fronte di Liberazione nazionale, che dal 1954 al 1962 combatte contro la presenza coloniale francese nella terribile guerra d’Algeria che tanti strascichi ha lasciato nelle relazioni fra Parigi e l’Africa.

Dopo l’indipendenza, è fra i fondatori del Fronte delle forze socialiste e viene eletto deputato alla prima Assemblea nazionale.

Di fronte all’avanzare di forze autoritarie e allo svanire delle istanze di libertà che avevano acceso tante speranze, sceglie di contrastare da subito Houari Boumedédiène, salito al potere nel 1965 con un colpo di stato.

Arrestato nel 1967, torturato a lungo, nel 1969 viene condannato a trent’anni di carcere ma liberato solo sei anni dopo, nel 1975.

Da allora continuerà a criticare i futuri presidenti: Chadli prima, l’eterno Bouteflika poi.

L’ultima stagione della sua vita lo rivede protagonista assoluto, unico filo rosso rimasto a far da collante fra i “vecchi” che avevano fatto la rivoluzione e i giovani che dal febbraio 2019 hanno invaso le strade delle città algerine per dire basta all’ennesimo tentativo di Bouteflika di rimanere al potere. Bouregaa in varie interviste e comizi manifesta un sostegno senza riserve all’Hirak, il grande movimento di protesta che scuote il paese. Manifestazioni di dimensioni enormi che appena tre mesi dopo, nell’aprile 2019, portano infine alle dimissioni di Bouteflika. Manifestazioni poi sedate con la violenza, ancora una volta, dagli anziani gerarchi, veri custodi dello Stato.

A giugno 2019 per Bouregaa si riaprono di nuovo le porte del carcere nonostante l’età, 86 anni, a seguito di dichiarazioni in cui accusa il generale Ahmed Gaïd Salah, il nuovo-vecchio uomo forte del regime, di aver già scelto il futuro presidente della Repubblica e di prepararsi ad allestire  elezioni farsa. Verrà rilasciato solo il 2 gennaio di quest’anno, insieme a vari altri attivisti dell’Hirak, dopo mesi di proteste internazionali.

cg

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