Italia terremotata

La tragedia della distruzione e il dramma della lenta ricostruzione

Di Federica Tourn (Jesus, aprile 2019)

La terra non tremava così forte dai tempi dell’Irpinia, nel 1980. È il 30 ottobre 2016 quando un sisma di magnitudo 6,5 distrugge interi paesi dell’Appennino dando il colpo di grazia ad Amatrice, già tragicamente piegata dal terremoto del 24 agosto, facendo crollare la basilica

di San Benedetto a Norcia e devastando in particolare le Marche, che contano 25 mila sfollati e danni in 85 Comuni. Quattro giorni prima, altre scosse avevano già raggiunto Visso e pro- strato il Maceratese. A partire dall’estate, il Centro Italia viene attraversato da uno sciame sismico che non vuole acquietarsi e che proseguirà fino alla primavera successiva, coinvolgendo Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria con oltre 92 mila scosse, al- cune superiori al 5° grado della scala Richter.

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I dimenticati dell’Appennino

A oltre due anni dal sisma del 30 ottobre 2016, che causò 25mila sfollati nelle Marche, intere comunità restano polverizzate. A Muccia le costosissime Soluzioni abitative di emergenza mostrano gravi problemi strutturali. Mentre a Tolentino la ricostruzione resta un miraggio

Di Federica Tourn (Left, 1 febbraio 2019)

“Non studio non lavoro non guardo la tv non vado al cinema non faccio sport”: Lorenzo, alla domanda su come viva la sua condizione di terremotato, risponde citando una vecchia canzone dei CCCP. La sua famiglia è dispersa, chi in Selva Val Gardena, chi a Camerino, chi ancora negli alberghi sulla costa. A Muccia, 50 chilometri da Macerata, davanti alla tenda di plastica che cerca di tenere fuori il gelo dal bar, ora ospitato in un prefabbricato, la gente si incontra, fuma una sigaretta, scambia due parole sotto il sole freddo di gennaio, prima di ripartire. Per un impegno, un’occupazione, qualunque cosa purché lontano da qui, dove non c’è più niente.

L’intervista è disponibile sul sito www.left.it