Il fattore M.

Di Federica Tourn (Il Reportage, 5/7/2015)

«Nessuno voleva una repubblica a maggioranza musulmana nel cuore dell’Europa. Hanno sciolto i cani e dopo, quando tutto era finito, hanno tirato il guinzaglio: rispetto a Croazia e Slovenia, in Bosnia hanno fatto terra bruciata. Il fattore musulmano non garbava all’Occidente».

Arrivi alla frontiera su una strada stretta, tutta curve, deserta. Le montagne sono dolci e coperte di boschi ma la demarcazione fra Serbia e Repubblica Srpska la fa innanzitutto il silenzio: di qua l’attività quotidiana di paesi immersi in una nebbia di carbone, di là i resti di villaggi devastati dalla guerra, un campo da calcio abbandonato, tetti e pareti crollate, i muri bucati dai proiettili, e ovunque cimiteri. Intorno ricrescono gli alberi, incuranti delle mine che nessuno si è preoccupato di togliere. Dopo quaranta chilometri di discesa verso la valle, la città appare come un’inquietante alternanza di case, alcune sfigurate dalle bombe e altre riverniciate a colori shocking, lungo l’unica via che attraversa il centro: due bar, un vecchio albergo e una fiammante sede Unicredit, su cui troneggia la chiesa ortodossa. Benvenuti a Srebrenica, teatro del primo genocidio che l’Europa ricordi dopo quello nazista, avvenuto sotto gli occhi e con la complicità delle Nazioni Unite. Sembra successo ieri, e invece sono passati vent’anni. Continua a leggere “Il fattore M.”

L’antico genocidio che imbarazza la Germania

Di Federica Tourn e Claudio Geymonat

(Left, 30/09/2017)

Questa storia comincia con un teschio.

1907. Un teschio su una mensola, dentro una canonica, fra Bibbie e libri in tedesco, poche suppellettili, stuoie sul pavimento, un crocefisso e i paramenti appesi al muro. Fuori, la terra secca e farinosa della Namibia, dove il deserto ha lasciato da tempo lo spazio all’altopiano: pochi edifici, che vorrebbero portare nel Nuovo Mondo la grazia spensierata del neogotico e dell’art nouveau, una stazione ferroviaria appena inaugurata e la Christuskirche luterana che svetta in cima a una collina con i suoi colori di biscotto e zucchero. Intorno, le case basse dei coloni e più in là – rigorosamente separate dal mondo dei bianchi – le baracche degli indigeni. Continua a leggere “L’antico genocidio che imbarazza la Germania”