Un ponte di corpi per dire basta alle frontiere che dividono

35 piazze e frontiere unite in tutta Italia e in tutta Europa per ribadire che emigrare è un diritto e accogliere chi scappa da guerre, miseria e persecuzioni un dovere

35 piazze e frontiere unite in tutta Italia e in tutta Europa, da Berlino, a Marsiglia, a Ventimiglia, a Clavière, a Milano, a Triste, a Maljevac, ad Atene, a Roma, a Siracusa, a Palermo, a Catania, a Paestum per ribadire che emigrare è un diritto e accogliere chi scappa da guerre, miseria e persecuzioni un dovere. Un successo che va al di là delle aspettative in termini di partecipazione e di rete di relazioni che una simile organizzazione ha creato.

L’idea originaria è merito di Lorena Fornasir e di suo marito Gian Andrea Franchi dell’associazione Linea d’ombra, che opera in Friuli Venezia-Giulia per prestare soccorso alle persone migranti che arrvano in Italia dalla rotta balcanica: unire frontiere e piazze con donne alla testa dei cortei nell’immediata vicinanza dell’8 marzo, in solidarietà con tutte le donne, madri compagne sorelle e figlie, che non hanno più visto tornare i loro uomini e ragazzi, partiti da soli lungo la rotta. 

La coppia da alcuni anni cura i piedi delle persone migranti incontrate in piazza Libertà di fronte alla stazione di Trieste: un gesto di cura e attenzione verso chi delle parole cura e attenzione ha dimenticato da tempo il significato ma anche un gesto politico: infatti, attraverso la cura dei piedi, sostiene Fornasir, si ristabilisce un contatto con il nucleo più intimo della persona ferita e il migrante, non più semplice numero in una statistica, viene così restituito alla sua umanità. All’alba del 23 marzo la polizia ha perquisito la casa della coppia a Trieste e Gian Andrea Franchi è stato denunciato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: un’intimidazione che ancora una volta va a colpire la rete dei solidali che si stringono intorno ai rifugiati e ai migranti e protestano contro la chiusura disumana delle frontiere.

«Questa è l’Europa di cui abbiamo urgente bisogno e questa rete, nata in modo così spontaneo, va consolidata ed estesa per recuperare la parte migliore dei valori fondanti la nostra identità di cittadini europei» dicono gli organizzatori di “Un ponte di corpi”. «In tempo di pandemia ci si organizza anche così pur di esprimere solidarietà ai migranti e a chi viene criminalizzato perché soccorre chi ha bisogno di aiuto per sopravvivere e per avere una vita degna di questo nome».

Mobilitazioni con canti, letture di poesie e del manifesto di Lorena Fornasir, racconti di vita strazianti, denunce e testimonianze partendo da Berlino fino a chiudere alla terza ora e trenta minuti della diretta con il ballo e il coro delle donne ateniesi, accompagnate da una banda balcanica, su un tetto della capitale greca. Significativa la presenza proprio di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi, insieme a un gruppo di altri attivisti e attiviste, a Maljevac, sul confine croato bosniaco, luogo teatro di alcuni dei più pesanti pestaggi e respingimenti di persone migranti. 

Di particolare successo, vista anche la giornata non certo mite e le difficoltà logistiche dovute al luogo e alle regole dettate dalla pandemia è stata la manifestazione di Clavière al confine italo francese, altro snodo del gioco dell’oca cui sono costrette le persone migranti che qui arrivano e sono fermate senza troppi fronzoli dalla polizia di frontiera francese. I famigeratirespingimenti. che da anni vengono denunciati sulla frontiera occidentale e che ora sono divenuti oggetto di cronaca anche a Trieste e dintorni, dopo che nel 2020 oltre 1200 persone sono state rispedite illegalmente dalle forze dell’ordine, questa volta italiane in territorio sloveno, per poi da lì finire in poche ore di nuovo in Bosnia, fuori dai confini della fortezza Unione Europea. Nuovo giro, nuova corsa. In marcia da Clavière un nutrito gruppo di manifestanti italiani, fra loro gli attivisti di Torino per Moria e di Carovane Migranti, ha incontrato gli omologhi francesi che hanno marciato verso il colle del Monginevro dove i cortei si sono fusi fra canti, balli e parole di denuncia.

Erano presenti anche la europarlamentare Salima Yenbou e il senatore della regione del Rodano Thomas Dossus, entrambi del partito transalpino dei Verdi e testimoni fin dalla sera precedente delle pesanti pressioni cui sono sottoposti da parte della Gendarmerie francese i volontari impegnati nel prestare soccorso a chi si avventura fra questi monti. Ogni sabato alcuni parlamentari francesi hanno preso l’impegno di presidiare il colle del Monginevro per testimoniare di quello che succede ai confini: «Ho visto con i miei occhi le violenze della polizia contro i solidali – ha detto Yenbou, rivolgendosi direttamente agli uomini delle forze dell’ordine – respingere uomini donne e bambini è una pratica illegale e ingiusta». Si fermano le persone ma passano le merci, secondo le regole di un capitalismo che non rispetta gli esseri umani e il loro diritto a muoversi per una vita migliore. «Sappiamo bene come si approfitti dell’emergenza pandemica e della paura del diverso per raddoppiare gli effettivi alle frontiere, come se le famiglie che arrivano fin qui, disperate e infreddolite, fossero terroristi o rappresentassero una minaccia per la Francia», hanno aggiunto i solidaires francesi. «Una politica ingiusta e inutile – hanno sottolineato infine italiani e francesi insieme – perché per quante volte i governi respingeranno i migranti, questi torneranno sempre. E noi siamo qui a testimoniare che le frontiere devono essere aperte, come era nel progetto iniziale dell’Unione europea».

Claudio Geymonat e Federica Tourn

6 marzo, un ponte di corpi in piazza e sui confini

Un ponte simbolico unirà le piazze e i confini italiani, e non solo, con la Bosnia per chiedere una reale accoglienza e l’apertura delle frontiere. Già molte le adesioni

Il 6 marzo, lungo i confini e nelle piazze di diverse città, un gruppo di donne (e uomini) costruirà con i propri corpi un ponte simbolico per denunciare le continue violenze e i respingimenti di cui sono vittime le persone che tentano di raggiungere un luogo in cui poter vivere con dignità.

La strada dei migranti lungo la rotta balcanica è tutta in salita. L’Unione Europea pratica ormai da anni respingimenti collettivi e illegali in maniera sistematica di migranti anche richiedenti asilo, che vengono rispediti in Bosnia dopo aver subito umiliazioni, violenze e torture. L’efferatezza della polizia croata è ormai tristemente nota a tutti, così come la responsabilità europea. Per questa pratica illecita il Viminale è stato di recente condannato dal Tribunale di Roma. Le condizioni in cui i migranti bloccati al confine bosniaco sono costretti a vivere, senza potersi rimettere in cammino, senza potersi lavare, senza un letto dove dormire sono intollerabili. E a farne le spese è anche chi, i migranti, cerca di aiutarli, tanto in Bosnia quanto in Italia. Proprio come è accaduto di recente a Gian Andrea Franchi, cofondatore dell’associazione Linea d’Ombra, accusato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina solo per aver aiutato chi aveva bisogno.

Per questo e per le molte violazioni del diritto internazionale e umano, per rifiutare il razzismo e le discriminazioni, per non accettare intimidazioni, per ribellarsi alla disumanità, per chiedere una reale accoglienza e l’apertura delle frontiere a chi, a differenza nostra, non ha la possibilità di vivere la propria vita con dignità, sabato 6 marzo le piazze e i confini si riempiranno di persone solidali. Con i loro corpi e le loro presenze formeranno un ponte simbolico per ricordare che, in questo mondo, tutti meritano una vita degna di essere vissuta. Una lezione che Lorena Fornasir e Gian Andrea hanno insegnato bene nella loro attività di cura in piazza della Libertà, dove ogni sera si occupano di medicare i piedi piagati dei migranti appena arrivati oltre il confine. Azioni che dovrebbero essere sostenute e replicate, non contrastate. Azioni che ci ricordano che siamo tutti esseri umani.

Elenco delle città e delle piazze in cui si terrà il Ponte di Corpi: – Frontiera Claviere – Frontiera Euskadi / Francia – Trieste – Milano – Roma – Bologna – Palermo – Lecco – Vicenza – Monza – Gorizia – Minorca – Chiavenna – Catania – Marsiglia Referente: Federico Perrucci – Spoleto – Paestum / Salerno – Siracusa – Castelfranco Veneto.

Contatti: unpontedicorpi@gmail.com Francesco Cibati: 3457939226

La rete “Torino per Moria” fa proprio il manifesto e aderisce prolungando idealmente il Ponte di Corpi dalla Bosnia fino al confine tra Piemonte e Francia, dove i numerosi tentativi di attraversamento sono spesso respinti con brutalità, anche nei confronti di minori.

In particolare le donne della rete “Torino per Moria” si mettono in ascolto di altre donne lontane che, in un tacito mandato di dolore, consegnano a tutte/i la vita dei loro cari.

Accogliere e curare è mettere al mondo la vita ogni giorno: la cura per l’altro è il filo rosso che può tenere insieme, da una parte all’altra del mondo, i legami spezzati dalla guerra, dai disastri ambientali e dalla miseria. Per questo le donne di Torino per Moria dicono:

• NO alla violenza dei respingimenti che non consentono neppure la legittima presentazione delle domande di asilo

• NO al razzismo e alla discriminazione, che da sempre conosciamo

• SI al diritto insito in ogni corpo di potersi muovere e andare dove ritiene di poter vivere una vita degna.

Si stima che tra settembre e dicembre 2020 siano transitate alla frontiera italo-francese a Claviere oltre 4700 persone, giunte attraverso la rotta balcanica e quella del Mediterraneo, nella maggior parte provenienti dall’Afghanistan, dall’Iran, dal Pakistan e dall’Africa. Le persone migranti arrivano con bambini e donne, a volte incinte, stremate da anni di tentativi di passaggio ai confini bosniaci, croati e italiani: passano dal Piemonte per proseguire verso il Nord Europa in cerca di una vita dignitosa che vedono respinta.

Per aggiornamenti secondo l’ultimo Dpcm controllare la pagina Facebook di Torino per Moria. Al momento il ritrovo è previsto alle ore 12 a Claviere davanti alla chiesetta sulla via principale; alle 14 è previsto il collegamento con le altre piazze e confini italiani.

Da riforma.it

c.g.