La radicalità di Zuppi: «Siamo i primi a volere la trasparenza sugli abusi»

Di Federica Tourn

Domani, 02 aprile 2023

«La Chiesa da sempre deve unire due cose: la radicalità e la complessità». Cita don Milani, il cardinale Matteo Zuppi, che con il suo intervento chiude, il 2 aprile, il festival “Tempi radicali” di Domani a Modena. Intervistato dal direttore Stefano Feltri, il presidente della Conferenza episcopale italiana parla di guerra, dialogo necessario, migranti e abusi clericali, insistendo sulla necessità di «entrare nel grigio», di interpretare la complessità dei tempi che attraversiamo contro la logica semplificante del bianco e nero. «Papa Francesco ci ha insegnato a stare nella storia – ha spiegato –  dialogo e identità devono andare insieme, non c’è l’uno senza l’altra e noi abbiamo bisogno di persone che uniscono». Sollecitato a individuare tre parole che rappresentano i dieci anni di Bergoglio, ha detto nominato la gioia, i poveri e la sinodalità. «Il papa quando parla di periferie lo fa con un’ottica identitaria: capisco chi sono solo partendo dagli ultimi, dalle periferie – ha detto Zuppi – e mettere l’accento sulla sinodalità significa camminare insieme, pensare a una chiesa che coinvolga tutti, anche nei meccanismi di potere». Il presidente della Cei ha poi detto che il papa rappresenta molto anche per i non credenti, «perché è una una delle pochissime autorità morali, in un momento storico che vede così pochi riferimenti non corporativi». «Su tanti temi, non solo sul piano spirituale», ha aggiunto, citando le encicliche Laudato sì, sulla cura dell’ambiente, e Fratelli Tutti, sulla fraternità universale.

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